lunedì 28 ottobre 2013

Per l’autunno, un rossetto nuovo


o meglio un sorriso


Facciamo che invece di un rossetto nuovo e magari rosso, forse ci sta meglio un sorriso? In questo autunno che proprio non mi piace, neanche se ci sta di mezzo il mio compleanno e pure la festa di Halloween, tanto invece del dolcetto (che fa pure ingrassare) preferisco di sicuro lo scherzo, che l’ironia mi si addice di più ed è cosa (arci)nota.
E poi il rossetto ad un certo punto, smette di essere nuovo, si consuma e passa anche di moda, vuoi mettere invece un sorriso?

Ma parlo a me stessa, mica a voi che certamente indosserete la maschera, ma per favore, fate che sia nera e di pizzo. 

E divertitevi (anche per me).





(photo Little Palstic Horses)


venerdì 25 ottobre 2013

Fendi in Rosso



Lancio del nuovo profumo di Fendi e si accende la diatriba con Graziano Cecchini, il futurista contemporaneo che colorò di rosso l’acqua della Fontana di Trevi e che rivendica la paternità dell’idea.



Progetto discutibile, che a molti non piacque o forse si, ma comunque l’invenzione fu la sua.
E quindi caro Monsieur Arnault (Fendi è di sua proprietà e le 5 sorelle, Paola, Anna, Franca, Carla e Alda non c’entrano più nulla da tanto tempo) magari una citazione, anche piccola, sarebbe stata cosa corretta. O almeno così vorrebbe l’artista.

Ho provato a fargli delle domande ed ecco il risultato.

E’ vero che l’acqua rossa fu tua, ma per Fendi, è stato logico dedicare il profumo a Fontana di Trevi, dopo che è stata anche ristrutturata dal Brand stesso, o no?
Che l’acquarossa sia mia non ci sono dubbi, persino il quotidiano Repubblica intitolò l’articolo: “acqua rossa nella Fontana di Trevi”.
Tutto il progetto acquarossa è appoggiato alla mia azione e l’idea di ristrutturare la Fontana, in fondo viene dopo, ed è  encomiabile certo, ma quello che stride è proprio questo girare in maniera scientifica intorno a RossoTrevi con l’accortezza di non incespicare mai in qualcosa che sia platealmente “plagio”.
Per come sono fatto, devo dire che tutto ciò mi fa sorridere, anche se di un sorriso amaro: una maison come Fendi, così attenta all’arte, non fa certo bella figura ad accaparrarsi l’idea di altri senza rendere merito all’effettiva paternità. Insomma, nella moda si parla spesso di falsificazioni ed imitazioni e poi si scivola su una buccia di banana. RossoTrevi!
E se un loro competitor mi dovesse contattare per la mia “acquarossotrevi” per Fendi sarebbe certamente un’occasione mancata!
  
Nelle tue interviste perché ti rivolgi alla Signora Fendi (quale poi?) e non a Monsieur Arnault, che è invece il diretto proprietario del Brand, ovvero colui che ha anche ristrutturato la Fontana?
Sai, nelle operazioni di marketing e comunicazione bisogna incidere sul brand e per i più il brand, fa riferimento alle sorelle Fendi e non tutti sono al corrente delle compravendite e delle proprietà effettive delle varie griffes e quando  mi rivolgo alla signora Silvia Venturini Fendi, parlo a colei che (per esempio nella trasmissione “il viaggio” di Pippo Baudo) ha annunciato per conto del marchio il restauro di Fontana di Trevi. E’ stata lei a parlarne, non Arnault che, da profondo conoscitore dell’arte, sa meglio di tutti quanto l’originale sia sempre più efficace della copia.

Ma pensi davvero di fare causa e a chi, perché sarebbe davvero difficile vincere contro LVMH.
A volte non serve passare per il giudizio di un tribunale per ottenere soddisfazione, perché è sempre l’opinione pubblica a determinare il successo o l’insuccesso di un’idea e di un prodotto.
Non sempre sono i soldi a rendere vincente una campagna pubblicitaria, così come non sempre le cose difficili sono impossibili.
Ricordiamoci che con poco più di 200 euro RossoTrevi ha fatto il giro del mondo, è su cataloghi d’arte e dopo sei anni viene ancora copiata.
Il futurismo storicamente durò circa 4 anni, ma dopo 100 anni mette ancora paura e lo si emula. Ricordiamoci di Davide e Golia.




(photo Google - Tumblr)

giovedì 24 ottobre 2013

Ho fatto un’altra scoperta


girovagando - curiosando - studiando sul web (lo faccio sempre quando ho tempo) ho scoperto il brand Isolated Heroes di Samantha McEwen




che neanche a dirlo sta a Londra, ed è stata premiata nel 2012 come giovane designer ai Fashion Awards.
Il brand è stato definito dalla stampa accreditata come il Lusso Street Wear. All'avanguardia e colorato, lo aggiungo io.
Inutile poi, che sottolinei la modernità della sua comunicazione, sono andata a visitare il suo meraviglioso sito su Tumblr e l’abbraccerei personalmente se potessi, perché mi sono innamorata anche della sua idea:” portare un messaggio ottimista nella moda, ma senza prendersi troppo sul serio”.


Un genietto insomma, raccontato solo nei blog inglesi, peccato (anche noi la potremmo smettere di parlare sempre di Prada e affini, e guardare un po' più lontano del nostro naso). 

Concludo con una piccola polemica (la solita) giovani designer italiani, voi invece, dove siete?









(photo Tumblr)


mercoledì 23 ottobre 2013

La It Parade


delle/dei fashion blogger. E le polemiche di questi giorni.



Premesso che non sono (e neanche mi sento) una fashion blogger (tanto sarei  esclusa a priori per l’età e soprattutto dopo questo post non mi inseriranno neanche previa bustarella) leggo anch’io le famose classifiche che stimano i blog di moda più letti e i commenti che normalmente  si scatenano a seguire, sui social e non.
E la penso così. Chiaretta (Ferragni) a parte, trovo che escludere dei blog solo perché appartenenti ad un circuito (testata, o altro) non sia espressamente corretto, perché se è vero che la classifica elenca i blog italiani più noti per numero di lettori e di popolarità, bisognerebbe dare comunicazione reale e veritiera dei migliori e senza alcuna omissione di sorta.
Eliminare i blog con testata annessa e includere invece chi, la mattina vende rose rosse in centro e il pomeriggio spiega a noi che il plateau non è più di moda, vi pare invece estremamente corretto e professionale?

Insomma cari Signori che stilate le classifiche, io trovo che ci sia un tantino (ma poco) di confusione. Voi no?





(photo Tumblr)


martedì 22 ottobre 2013

Avete presente il nulla?


Non per filosofeggiare di prima mattina, per carità, ma è davvero il vuoto.


Così, come ai tempi della scuola, oggi non ho studiato, non sono preparata su nessun argomento, perché davvero non ho avuto il tempo. Lavoro anche, l’ho mai detto? E quindi stamattina non c’è un argomento pronto e potrei dire (scrivere) come ai tempi del liceo, che non ho studiato, perché ieri pomeriggio mia nonna è stata molto male e la mamma ed io l’abbiamo accompagnata in ospedale e quindi prof capisce che non ho potuto fare i compiti.
E stamattina sono libera di scrivere del (sul) nulla, che non è certo un argomento fashion, no. Ma spesso si parla del nulla, sui treni per esempio (nelle tre ore di Freccia Rossa Roma – Milano sempre) si racconta del tempo, delle stagioni che non sono più quelle di una volta, del governo (ladro), della crisi e a finire, come la ciliegina sulla torta, anche della fame nel mondo.

Ecco, potrei parlare di questo oggi. Perché anche parlare del nulla, è molto di moda, a volte (e credo di averlo fatto). 




(photo Little Palstic Horses)


lunedì 21 ottobre 2013

Barbie’s style


Ovvero l’inverno in rosa, o almeno così avrebbero deciso (ma chi?). 


Tanto per chiarire, quest'inverno non andrò certo  in giro con il cappottino rosa, che abbinato alla mia frangetta bionda, mi farebbe apparire come un’attricetta americana degli anni '50. Quindi grazie. No.

Ma vogliamo invece ricordare che, il tailleur rosa per eccellenza fu quello di Mademoiselle Chanel, che con il rosa fucsia Elsa Schiapparelli ci costruì una carriera e che fu il colore preferito da Monsieur Yves (Saint Laurent) o dobbiamo invece credere che lo avete scoperto voi per la prima volta, cari i miei giovani moderni cool hunter - o chi cerca/scopre/propone le tendenze? 

E poi, per favore, diamo notizie esatte. Il rosa sta bene solo alle more. Così evitiamo tragedie inutili (che già ne abbiamo tante).  









(photo Grazia.it - Tumblr)


sabato 19 ottobre 2013

Non solo Moda


Nel mio viaggiare fra Roma e Milano (a breve mi dedicheranno di sicuro un Frecciarossa, ne sono certa) trovo anche il tempo per andare alle mostre.


Giovedi scorso l’invito per le Scuderie del Quirinale, ovvero una meraviglia dedicata ad Augusto. Poche volte mi emoziono per davvero e questa è stata una di quelle. La mostra ha un allestimento straordinario. Luci perfette e una giusta distanza fra le opere, mettono perfettamente in risalto i 200 capolavori esposti. E poi la magnificenza delle statue di Augusto, riunite per la prima volta tutte insieme. Insomma uno vero spettacolo da andare a visitare.

Peccato per qualche ospite che spinge alle spalle e per la signora, che commenta (stupidamente) davanti ad un capitello corinzio: che l’acanto a lei, le si secca sempre. Madame sa che ha perso l’occasione per restare a casa a guardare Barbara D’Urso?

Ma forse il pubblico è anche questo e bisognerà che mi rassegni (prima o poi).






Grazie all’Ufficio Stampa  Piergiorgio Paris 
e ad Alfredo Cacciani per le foto. 

giovedì 17 ottobre 2013

L’invito a Cena


Quando Lui, quello che ci piace tanto, ci invita a cena, non badiamo a spese (noi) ma io invece, voglio essere prosaica (come loro) e fare due conti in tasca al meraviglioso uomo. 



"Intanto vado dal parrucchiere a farmi una piega, hai visto che da sola mi vengono male e poi con l’umidità che c’è sarà meglio non rischiare. E cosa mi metto? E' il caso di comprare qualcosa, tutti quei vestiti e non uno che mi stia bene per davvero. Ma si, compro un top, magari nero, magari di seta, così se decidessi anche solo per i jeans, sarei chic e informale. Ma mi serve anche un reggiseno nuovo e il top starà ancora meglio, ma certo che prendo tutto il completino, che domande. E poi le scarpe, per fortuna sono perfette quelle nuove. Ma lo smalto? Meglio comprare l’ultimo colore di Chanel, hai visto mai che se ne intende".  

E dopo tutto questo, Lui non ci porta mica a cena da Cracco, no, solo in un banalissimo ristorante a costi modici. E noi siamo persino felici e ci pare addirittura romantico.

Perché siamo donne. E siamo fatte così (senza speranza alcuna). 





(photo Jak&Jil)

mercoledì 16 ottobre 2013

La felpa


(questa sconosciuta) sale di rango e diventa chicchissima, addirittura bon ton.


Della serie mai portata in vita mia, mai amata, mai comprata. Insomma mai di niente, oggi (quasi) mi piace.

E la colpa (merito) sarà forse del mio amato Alessandro Dell’Acqua, del talento di Riccardo Tisci e di quei due genietti da Kenzo, che la propongono con la gonna longuette e come per magia, diventa terribilmente femminile e smette di essere look da palestra, da jogging, da tempo libero e da ragazzina di liceo.

I designer, nella moda (e non solo) sono tutto. La creatività non è cosa semplice e bisognerebbe sottolinearlo un po’ più spesso. 






(photo Tumblr)


martedì 15 ottobre 2013

L’importanza di chiamarsi Ernesto


parafrasando Oscar Wilde, perché davvero non si può star tranquilli neanche con il proprio nome e cognome. Quello che ci appartiene, che ci hanno regalato dalla nascita e che ci portiamo dietro (anche con un po’ di orgoglio) come eredità familiare. 

 

Ovvero il mio (caro) amico Gabriele Fiorucci (nella foto con l'attrice Vittoria Schisano) ha avuto, come dire, la pessima idea di nascere con questo cognome, di lavorare nella moda (fa il designer) e alla Fiorucci (brand del gruppo giapponese Edwin) non gli fa piacere, anzi gli dà proprio fastidio e gli hanno addirittura fatto causa. E quindi. Caro Signor Gabriele Fiorucci le dispiacerebbe cambiare cognome, perché a noi disturba molto che lei si chiami come noi, anzi come il brand che abbiamo comprato.

E volendo anche farlo, dove si acquistano i nuovi cognomi, cari Signori Edwin, li vendono nelle boutique del centro, negli scaffali, in ordine di colore e di collezione come i foulard? Così, per sapere, che magari mi premunisco anch’io. Hai visto mai che al biscottificio Doria, gli dovessi dare impiccio.

Storie di vita, che fanno sorridere (o forse no).





(photo Tumblr - Gabriele Fiorucci)