mercoledì 31 luglio 2013

Mi piace agitato


e non mescolato
Ovvero, faccio come mi pare (e ciò che ritengo giusto) sempre.


Per mettere su un blog (di moda, certo) è necessario avere una macchina fotografica. Postare i propri outfit, cioè cosa si indossa alla cena dalla zia dell’amica, sorella della vicina di casa. Fare anche l’elenco dei brand indossati, quando e dove sono stati acquistati. E soprattutto scrivere poco, perché nessuno ha voglia di leggere.

Bene. Ho praticamente fatto il contrario.

Ho troppo rispetto per < la fotografia > per cimentarmi personalmente con una Canon in mano (al massimo, ma proprio al massimo, delle estemporanee con l’I Pad). Non pubblicherò mai foto di me stessa neanche sotto tortura, che so’ pure poco fotogenica e in genere sembro sempre un mostriciattolo spaurito. E poi scrivo e scriverò sempre (in italiano perché l’inglese lo ignoro) di tutto quello che mi piace, con ironia e leggerezza(caratteristiche della mia vita e chi mi conosce bene può confermare).

Forse non diventerò mai una vera blogger di tendenza #echisseneimporta, ma il mio blog sta avendo un grande successo.

E io sono felice, anzi felicissima.








(photo Little Plastic Horses)

martedì 30 luglio 2013

SSSSssssssssssssss


Oggi, in un caldo martedi 30 luglio, io e i miei condizionatori rotti(che se il tecnico non velocizza l’arrivo, lo strozzo), proponiamo 5 minuti di silenzio.




Per tutte le donne che:

“ho lo smalto turchese ai piedi e rosso alle mani, perché? 

“laccarsi le unghie le fa ingiallire, meglio non usarlo”

“ ho lo smalto sbeccato perché non ho avuto tempo”

“porto i sandali, ma lo smalto no “


Che iddio le perdoni, perché non sanno quello che fanno (e che dicono)






(photo Little Plastic Horses)

sabato 27 luglio 2013

Una cosa seria


per una volta (ma una sola, giuro)


Ho un amico che si chiama Paolo e vive a Milano (purtroppo) e fa parte della categoria (alleluia) che ama le donne e le stima.

Ha scritto una cosa fantastica che mi ha fatto leggere. E con il suo permesso ecco il pezzo che preferisco.

“La creatività dovrà chiamarsi “donna”.  Essa sarà il nostro vantaggio competitivo sui paesi emergenti, se sapremo in tempi rapidi trasferirle la leadership della nostra economia e della nostra società.
La donna avrà quelle armi in più e quello scatto per guidare con forza e determinazione il rilancio dei nostri sistemi obsoleti. Le prime linee delle aziende dovranno essere completamente femminili, così come la politica, la burocrazia e la pubblica amministrazione. Ribaltando la storia e la cultura di migliaia di anni potremo rinascere e continuare a crescere creando una società diversa, nella quale emergeranno i valori delle donne e anche le loro responsabilità. E’ vero, sono consapevole che in questo modo stiamo giocando l’ultima carta (quella vincente), ma sono assolutamente convinto che sarà un giro di poker che durerà tutta la notte… quando, ritirando le carte e lasciando bottiglie e bicchieri abbandonati sul tavolo verde, finalmente vedremo sorgere il sole. La donna possiede, inoltre, ciò che spesso manca nella riva opposta. 
A noi uomini, talora, è la forza interiore che viene a mancare e in maniera poco contestualizzata, goffa, a volte anche un po’ ipocrita, la tiriamo in ballo facendo ammenda per la sua assenza ingiustificata. 
Mascheriamo la nostra mancanza di coraggio, la nostra umana ipocrisia, il nostro provincialismo intellettuale, dietro un qualcosa che nel nostro intimo dovrebbe amalgamare ingredienti come volontà, coerenza, lucidità, sensibilità, onestà e capacità di dire le cose non dicendole… o perlomeno, non dicendole sulla spinta di suggestioni ed emozioni proiettivamente non attendibili.

I miei archivi del futuro di Paolo Pareti






(photo Little Plastic Horses)


venerdì 26 luglio 2013

Tutta la vita


Adoro i tatoo, ma non ne ho nemmeno uno.



Eppure ho sempre desiderato avere una piccola (davvero microscopica) farfalla sulla caviglia, ma non mi sono mai decisa a farla.
Solo d’estate, quando sui lidi,  incontro quegli strani personaggi che propongono i tatoo con l’hennè cedo alla tentazione.  
E così, nella storia ho avuto un ramo di fiori sull’intero piede e caviglia compresa, una volta anche delle piccole rose su una spalla e un’altra volta ancora il tipico disegno delle donne indiane sulla mano destra. Ma quello vero mai.
Continuo a chiedere costi, modalità e chi è il più bravo nella Capitale. Ma desisto e credo proprio che non mi deciderò.
E ho anche ben chiaro il perché. L’idea che sia per tutta la vita mi sconvolge. E se poi cambiassi idea? E se poi improvvisamente, da un giorno all’altro non mi piacesse più. Che si fa?

Tutto quello che dovrebbe (o si presume) essere tutta la vita, per me è un problema. Ma non ci vado dall’analista a sapere il perché.

Farò a meno del tatoo (e forse anche di tante altre cose). #Echisseneimporta. 









(photo little plastic horses)


giovedì 25 luglio 2013

A volte ritornano

Le culotte



Dopo anni di perizoma, brasiliano, tanga, e tutti i sinonimi e contrari che volete, so’ tornate le culotte.

In italiano si intendono, tanto per non essere chic, ma chiamandole con il loro nome e cognome, mutande.

Non ho ancora ben riflettuto se sono belle oppure no, ma ahinoi, rieccoci in culotte. Ma di chi è la colpa e a chi sarà venuto in mente. Ma perchè le tendenze non le cercano (e le trovano) solo le donne e si bandiscono gli uomini definitivamente, che magari ci diamo una salvata.
E sempre grazie. Con tutto il cuore. Perché, si.  Io, preferisco il perizoma tutta la vita e le culotte (che saranno anche terribilmente sexy, forse) le lascio e passo la mano.

Le mutande, grazie no.









(photo Tumblr)

mercoledì 24 luglio 2013

Non per tutte


Sarà perché è nato il royal baby. 



Il prossimo erede al trono di Inghilterra che in meno di un giorno è già diventato il simbolo di una nuova monarchia moderna, meno snob e più vicina alla gente, sarà perché anche Kate è una donna ed è diventata mamma.
Ma non è una cosa che accade a tutte.
A volte, ci sono fatti, coincidenze, ma anche scelte e vocazioni, e non tutte le donne diventano mamme. Perché magari si prendono strade diverse, perché spesso bisogna essere pronte e incontrare anche il principe azzurro (ammesso che il suo lo sia per davvero, ma forse no. Sarà certamente un uomo come tutti gli altri) e così si aspetta. Il momento giusto. La persona giusta. L’occasione giusta. L’ispirazione giusta.
E invece no.
Diventare mamma, è solo una scelta di grande coraggio e punto.

E io non ne ho avuto abbastanza. Tu invece si, cara Kate. E allora auguri, con tutto il cuore.






(photo Tumblr)


martedì 23 luglio 2013

Total White

Leggere: Vestirsi di Bianco.



Lo so che non è molto chic, perché certo fa fornaio, gelataio, ma che importa.
L’estate adoro il total white. Famoso “detto”, da chi parla e scrive bene la lingua di Sua Maestà, che è pure diventata nonna. A proposito, tanti auguri.

Trovo invece, che in piena estate, un pantalone di lino  bianco e una canotta totalmente bianca (da uomo, che sta anche un po’ più lunga e larga della propria misura), ma anche un cafatano bianco, un abito lungo bianco o una camicia bianca, siano le mise giuste per il più bello dei lidi. 

Che l’estate sia con noi.

E le vacanze.

Al più presto anche.

Che #nonnepossopiù.







(photo Tumblr)

venerdì 19 luglio 2013

Bikini a me ?

E si, perché domenica dalle ore 17,00, allo Janga Beach di Fregene, ci sarà un mega party per la presentazione del brand di beachwear Zoë NYC e sono stata invitata.




E va bene, che sono i bikini più amati delle star americane e che tutti i modelli sono ispirati alle spiagge di St. Tropez (che personalmente adoro), che c’è uno chicchissimo ufficio a Capri e un altro a New York e che whau che meraviglia,  ma io non so’ ancora pronta per la prova costume, figurarsi per i loro (micro) bikini.

Anche se uno già lo amo, che tanto per essere minimalista, come sempre, quello nero con i ricami in cristallo Swarovski, potrebbe essere, come dire, un’idea.

Ma se per caso mi facessi venire una sorta di influenza da aria condizionata e sto a casa? Che può succedere. No, non sarebbe carino certo. E poi davvero bravi, perchè in barba alla crisi, la preview dell’evento è oggi a Capri e il 3 agosto ci sarà anche l’apertura del temporany shop.

Che il mondo (affascinante) del bikini sia con noi. E io porto la terza (così, per dire).

Grazie Sonia (Rondini) dell’invito e in bocca al lupo.







(photo Tumblr)


giovedì 18 luglio 2013

Che palle


scusate ma non mi viene altro incipit. 



Che palle questi uomini portatori sani del vero male del secolo, che è diventato negli ultimi anni il mantra di tutti gli anaffettivi, egoisti, sciattoni sentimentali, del globo. Che palle questa parolina tenuta calda nel fodero e impugnata alla prima cena a due tanto-per-mettere-le–mani-avanti. Tanto per difendersi, come se davanti, che mangia grissini, non ci fosse una donna in abito da sera, ma un esercito di legionari schierati a testuggine.
Che stramaledettissime palle, questa parolina protagonista di ogni moderna conversazione imbastita da omuncoli di tutte le età e che ha un nome odioso, familiare e inconfondibile per ogni donna del pianeta: paura. “Sai, ho paura”.
Tu sei lì, che esci la prima volta con un uomo e non hai ancora deciso se il giorno dopo avrai voglia di rivederlo e lui si sente in dovere di informarti che-ha-paura. Delle relazioni, degli impegni, dell’amore, della passione, della vita di coppia, del matrimonio, della convivenza, degli alieni, delle macchie di vino rosso, dei nidi di vespe e delle malattie esantematiche. Paura di tutto.
Che palle questi uomini che non vanno spaventati. Che se dimentichi il rossetto nel bagno di casa loro, pensano che il giorno dopo ti trasferirai lì con la suocera inferma e lo sharpei nano. Che vanno trattati coi guanti da forno perché se dai l’idea di avere un progetto un po’ più a lungo termine di “Stasera pizza e Iron man 3” rischiano un bypass. Che hanno paura di tutto quello che secondo la loro piccola, meschina e gretta visione della vita e delle questioni sentimentali, “non possono controllare”. Che hanno paura “di essere troppo coinvolti” e solitamente si tratta di uomini per cui è normale provare invece un forte coinvolgimento emotivo se Osvaldo sbaglia un gol. Che, poverini, “Vedo le coppie di amici che si separano tutte e ho paura di fare la stessa fine”. Quegli uomini intrisi di ottimismo, che tra il bicchiere mezzo pieno e il bicchiere mezzo vuoto, vedono il bicchiere mezzo scheggiato.
Che palle la categoria “Ho paura di prendere una fregatura perché la mia ex me ne ha fatte passare di tutti i colori”. Che “Ho paura di dire ti amo”. Come se una, dopo questa frase, mandasse le partecipazioni ai parenti in Argentina. Che palle quelli che hanno paura di avere figli “perché sai, i figli sono responsabilità”. Che palle gli uomini che: “Ho paura di togliere tempo al lavoro, agli amici, di dover rendere conto a qualcuno, di dividere gli spazi, di sentirmi soffocato, di avere vincoli, di avere suocere, di avere spazzolini rosa nel bagno”. Quegli uomini che desiderano donne con un unico, imprescindibile requisito: “che non rompano le balle” e che accettino il pacchetto “paure becere” e si accontentino di uomini mediocri, che pesano sul bilancino da orafi slanci e sentimenti.
Uomini che un giorno, a furia di scappare da scelte coraggiose, ma in fondo ben più semplici del loro egoismo contorto, si troveranno sul groppone responsabilità che non si sono scelti.
Uomini di cui dobbiamo aver paura noi donne. Perché non hanno paura di legami, vincoli, oneri e responsabilità. Non hanno paura di noi.
Hanno una gran paura di stare al mondo. Che palle. E che tristezza.


della mia amica (giornalista) Mariella Accardo
(liberamente tratto da un articolo pubblicato su LIBERO)





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mercoledì 17 luglio 2013

Adoro

Lynn Yaeger. 


La giornalista, anzi no, il genio, che scrive di moda per Vogue, per The Village Voice e per il New York Times. 

E la sua (grande) ironia, il suo stile personale eccentrico, il suo viso cosparso sempre di cipria bianca e il cupid's-bow per rossetto.

Ed ecco dei buoni motivi per amare Lynn:

- acuta osservatrice delle assurdità della moda
- descrive la sua pettinatura come "quello del più antico orfano francese del mondo"
- la sua definizione di chic: "fiducia sincera e assoluta. Chic è qualcuno che ama divertirsi".

E’ la leggerezza che ci ha salvato la vita.

Grazie Madame Yaeger, con tutto il cuore.






(photo Tumblr)