scusate ma non mi viene altro incipit.
Che palle questi
uomini portatori sani del vero male del secolo, che è diventato negli ultimi anni il mantra di
tutti gli anaffettivi, egoisti, sciattoni sentimentali, del globo. Che palle
questa parolina tenuta calda nel fodero e impugnata alla prima cena a due
tanto-per-mettere-le–mani-avanti. Tanto per difendersi, come se davanti, che
mangia grissini, non ci fosse una donna in abito da sera, ma un esercito di
legionari schierati a testuggine.
Che
stramaledettissime palle, questa parolina protagonista di ogni moderna
conversazione imbastita da omuncoli di tutte le età e che ha un nome odioso,
familiare e inconfondibile per ogni donna del pianeta: paura. “Sai, ho paura”.
Tu sei lì, che
esci la prima volta con un uomo e non hai ancora deciso se il giorno dopo avrai
voglia di rivederlo e lui si sente in dovere di informarti che-ha-paura.
Delle relazioni, degli impegni, dell’amore, della passione, della vita di
coppia, del matrimonio, della convivenza, degli alieni, delle macchie di vino
rosso, dei nidi di vespe e delle malattie esantematiche. Paura di tutto.
Che palle questi
uomini che non vanno spaventati. Che se dimentichi il rossetto nel bagno di
casa loro, pensano che il giorno dopo ti trasferirai lì con la suocera inferma
e lo sharpei nano. Che vanno trattati coi guanti da forno perché se dai l’idea
di avere un progetto un po’ più a lungo termine di “Stasera pizza e Iron man 3”
rischiano un bypass. Che hanno paura di tutto quello che secondo la loro
piccola, meschina e gretta visione della vita e delle questioni sentimentali,
“non possono controllare”. Che hanno paura “di essere troppo coinvolti” e
solitamente si tratta di uomini per cui è normale provare invece un forte
coinvolgimento emotivo se Osvaldo sbaglia un gol. Che, poverini, “Vedo le
coppie di amici che si separano tutte e ho paura di fare la stessa fine”. Quegli
uomini intrisi di ottimismo, che tra il bicchiere mezzo pieno e il bicchiere
mezzo vuoto, vedono il bicchiere mezzo scheggiato.
Che palle la
categoria “Ho paura di prendere una fregatura perché la mia ex me ne ha fatte
passare di tutti i colori”. Che “Ho paura di dire ti amo”. Come se una, dopo
questa frase, mandasse le partecipazioni ai parenti in Argentina. Che palle
quelli che hanno paura di avere figli “perché sai, i figli sono
responsabilità”. Che palle gli uomini che: “Ho paura di togliere tempo al
lavoro, agli amici, di dover rendere conto a qualcuno, di dividere gli spazi,
di sentirmi soffocato, di avere vincoli, di avere suocere, di avere spazzolini
rosa nel bagno”. Quegli uomini che desiderano donne con un unico,
imprescindibile requisito: “che non rompano le balle” e che accettino il
pacchetto “paure becere” e si accontentino di uomini mediocri, che pesano sul
bilancino da orafi slanci e sentimenti.
Uomini che un
giorno, a furia di scappare da scelte coraggiose, ma in fondo ben più semplici
del loro egoismo contorto, si troveranno sul groppone responsabilità che non si
sono scelti.
Uomini di cui
dobbiamo aver paura noi donne. Perché non hanno paura di legami, vincoli, oneri
e responsabilità. Non hanno paura di noi.
Hanno una gran paura di stare al mondo. Che palle. E che tristezza.
della mia amica (giornalista) Mariella Accardo
(liberamente tratto da un articolo pubblicato su LIBERO)
(liberamente tratto da un articolo pubblicato su LIBERO)
(photo Tumblr)
Un pezzo ben scritto e purtroppo vero. Ma un sorriso, anche se triste, me lo ha strappato!
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