giovedì 18 luglio 2013

Che palle


scusate ma non mi viene altro incipit. 



Che palle questi uomini portatori sani del vero male del secolo, che è diventato negli ultimi anni il mantra di tutti gli anaffettivi, egoisti, sciattoni sentimentali, del globo. Che palle questa parolina tenuta calda nel fodero e impugnata alla prima cena a due tanto-per-mettere-le–mani-avanti. Tanto per difendersi, come se davanti, che mangia grissini, non ci fosse una donna in abito da sera, ma un esercito di legionari schierati a testuggine.
Che stramaledettissime palle, questa parolina protagonista di ogni moderna conversazione imbastita da omuncoli di tutte le età e che ha un nome odioso, familiare e inconfondibile per ogni donna del pianeta: paura. “Sai, ho paura”.
Tu sei lì, che esci la prima volta con un uomo e non hai ancora deciso se il giorno dopo avrai voglia di rivederlo e lui si sente in dovere di informarti che-ha-paura. Delle relazioni, degli impegni, dell’amore, della passione, della vita di coppia, del matrimonio, della convivenza, degli alieni, delle macchie di vino rosso, dei nidi di vespe e delle malattie esantematiche. Paura di tutto.
Che palle questi uomini che non vanno spaventati. Che se dimentichi il rossetto nel bagno di casa loro, pensano che il giorno dopo ti trasferirai lì con la suocera inferma e lo sharpei nano. Che vanno trattati coi guanti da forno perché se dai l’idea di avere un progetto un po’ più a lungo termine di “Stasera pizza e Iron man 3” rischiano un bypass. Che hanno paura di tutto quello che secondo la loro piccola, meschina e gretta visione della vita e delle questioni sentimentali, “non possono controllare”. Che hanno paura “di essere troppo coinvolti” e solitamente si tratta di uomini per cui è normale provare invece un forte coinvolgimento emotivo se Osvaldo sbaglia un gol. Che, poverini, “Vedo le coppie di amici che si separano tutte e ho paura di fare la stessa fine”. Quegli uomini intrisi di ottimismo, che tra il bicchiere mezzo pieno e il bicchiere mezzo vuoto, vedono il bicchiere mezzo scheggiato.
Che palle la categoria “Ho paura di prendere una fregatura perché la mia ex me ne ha fatte passare di tutti i colori”. Che “Ho paura di dire ti amo”. Come se una, dopo questa frase, mandasse le partecipazioni ai parenti in Argentina. Che palle quelli che hanno paura di avere figli “perché sai, i figli sono responsabilità”. Che palle gli uomini che: “Ho paura di togliere tempo al lavoro, agli amici, di dover rendere conto a qualcuno, di dividere gli spazi, di sentirmi soffocato, di avere vincoli, di avere suocere, di avere spazzolini rosa nel bagno”. Quegli uomini che desiderano donne con un unico, imprescindibile requisito: “che non rompano le balle” e che accettino il pacchetto “paure becere” e si accontentino di uomini mediocri, che pesano sul bilancino da orafi slanci e sentimenti.
Uomini che un giorno, a furia di scappare da scelte coraggiose, ma in fondo ben più semplici del loro egoismo contorto, si troveranno sul groppone responsabilità che non si sono scelti.
Uomini di cui dobbiamo aver paura noi donne. Perché non hanno paura di legami, vincoli, oneri e responsabilità. Non hanno paura di noi.
Hanno una gran paura di stare al mondo. Che palle. E che tristezza.


della mia amica (giornalista) Mariella Accardo
(liberamente tratto da un articolo pubblicato su LIBERO)





(photo Tumblr)


1 commento:

  1. Un pezzo ben scritto e purtroppo vero. Ma un sorriso, anche se triste, me lo ha strappato!

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