lunedì 30 settembre 2013

La sfilata di Dior



e Raf Simons

che proprio non capisco e continua a non piacermi.



Forse non sono così avanti e di tendenza, perché sono nata a Catanzaro Lido, come dice il mio amico Paolo quando decide di prendermi in giro.
E per certe cose e certe mode non sarò mai all’altezza.

Ma non mi piace. Ancora con i giardini e con una collezione dove l’unico mood è l’ombretto oro sulle palpebre delle modelle, perchè c’è davvero di tutto un po’. Abiti a righe, di paillettes e anche di pizzo, tailleur pantalone a tinta unita e anche neri, top colorati infilati in gonne bianche trasparenti e chissà cos'altro che per fortuna non ricordo più. Scarpe verdi, gialle, bianche, e di tutti i colori e idem per le borse, sempre uguali nel modello e mai abbinate né con le scarpe, tantomeno con gli abiti. E anche tanti girocolli di perline colorate e mai a tono con  niente. Poi il finale, con abiti da sera (??) tutti uguali e una (donna?) che spunta dal backstage per raccogliere un ramo di edera, caduta a terra a conclusione della sfilata (ma non era meglio lasciarla lì?).

Sarà che sono poco moderna e la sua grandezza mi sfugge.

Sicuramente è così. Si. 










(photo DIOR social)

1 commento:

  1. ciao ,
    tu a Catanzaro Lido io in un paesino del Trentino Alto Adige ! Anch'io condivido le tue impressioni! Un'accozzaglia di stili , di tessuti di colori senza un filo conduttore . La seconda foto del tuo post : maglia rosa , gonna nera, borsa gialla e scarpa bianca mi ricorda molto l'outfit delle badanti ucraine ( non me ne vogliano) il giovedì pomeriggio nel giorno di turno di riposo .

    ave

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